martedì 14 luglio 2015

La bufera sulla scuola italiana: quello che ha detto Attilio Oliva e quello che la BS non risolve.

Sottotitolo: per un punto Martin perse la cappa.
Introduzione.
“Cominciamo con il rilevare un dato: l’unico obiettivo esplicito della protesta è stato il ritiro dell’intero progetto. Si riteneva necessaria solo l’assunzione di centomila insegnanti, che comunque venivano giudicati troppo pochi.”
In realtà, il 26.11.2014, la sentenza della Corte di Giustizia dell’UE aveva stabilito che l’Italia dovesse stabilizzare i precari della scuola, non ritenendo più possibile prorogare ulteriormente i contratti riguardanti coloro i quali avevano già svolto 36 mesi di servizio. Pertanto, secondo il sig. Oliva, con l’approvazione della BS il Governo italiano ha ottemperato la sentenza del 26 novembre 2014? No, perché pur avendo incautamente promesso, vagheggiando, 160 mila assunzioni a partire dal 1° settembre 2015, riuscirà – forse – a realizzare poco più di 50 mila stabilizzazioni. Regolare turn-over. Questione di punti discordanti tra Unione europea e Italia.
1.    Rapporto numerico insegnanti/studenti.
 “Già prima delle centomila assunzioni, la nostra scuola è quella che in Europa ha più insegnanti in relazione al numero degli studenti. Il rapporto è di circa 1:11 contro 1:15. L’età media dei nostri insegnanti è di oltre 55 anni, mentre nel resto di Europa si aggira su poco più di 40. Da noi si entra in ruolo a quasi 42 anni (dopo un estenuante e umiliante precariato) contro i 25-27 degli altri paesi”
Quando si comparano le percentuali, le variabili analizzate devono essere identiche, pertanto non è corretto analizzare il rapporto 1:11 per l’Italia, comparandolo al rapporto 1:15 per l’Europa, ben sapendo che il totale dei docenti italiani comprende anche gli insegnanti di sostegno e di religione – a differenza di altri Paesi europei. Il punto di discussione, dunque, deve essere il rapporto dei docenti per classe e questo dato rientra perfettamente nella media europea (1:21). E ancora, se l’Italia ha la più vetusta classe docente d’Europa non sarà forse il risultato di un immobilismo concorsuale che appartiene ad un retaggio politico che non si avvale di elezioni da troppo tempo? Quindi, secondo il sig. Oliva, la BS ha potere dirimente riguardo alle due questioni? No per la prima, perché la BS consente al DS di diminuire il numero di alunni per classe senza arrecare maggiori costi alla finanza pubblica. Quindi, di fatto, non gli consente alcun cambiamento. (c. 84 BS 9.7.15) No per la seconda, perché s’innalza l’età pensionabile e si assicura solo il normale turn-over, dunque continuerà a non esserci spazio per i giovani. Ovviamente, ne deriva che la classe docente cinquantenne discende dal ritardo con il quale riesce ad entrare in ruolo. Questione di punti di partenza difformi tra Unione europea e Italia.
2.    Sanatorie nel reclutamento.
“Ormai da decenni il reclutamento degli insegnanti avviene per lo più grazie a sanatorie” (…) “La scuola dovrebbe tutelare i diritti degli studenti”
Partiamo dall’assunto secondo il quale, nel sistema di reclutamento per gli operatori della scuola (personale ATA, docenti e dirigenti) esistono le GRADUATORIE e non le SANATORIE. Ora, secondo il sig. Oliva, la BS – nell’abolire totalmente le GRADUATORIE (c. 95 BS 9.7.15) – avrà potere risolutivo rispetto al reclutamento degli insegnanti? No, perché l’accesso alle procedure concorsuali è annunciato con maglie talmente sottili da apparire favorevole solo a pochi eletti, non certo in tenera età e già in possesso di laurea, abilitazione e servizio (c. 114 BS 9.7.15). Solo limitatamente al bando del dicembre 2015, sarà una questione di punti valorizzanti.
E ancora, “la scuola dovrebbe tutelare i diritti degli studenti”. Ebbene, secondo il sig. Oliva nella BS sono tutelati i diritti di tutti gli studenti? No, perché non ci sono cenni di sorta agli studenti BES, DSA, H, ADHD, stranieri. Non ci sono cenni alle scuole speciali per i minorati della vista e dell’udito. Nulla! E la parola “integrazione” all’interno dell’intero documento viene citata solo 5 volte nelle deleghe! Quindi, non solo la BS cancella i diritti dei docenti. Naturalmente, a cascata, cancella anche i diritti degli studenti e – di riflesso – i diritti delle famiglie. Questione di punti di debolezza.

3.    Abbandoni per noia.
“La nostra è la scuola d’Europa con più abbandoni (circa il 20%) e dove le assenze degli studenti sono oltre il doppio rispetto alla media. Sarà forse perché le attività che vi si svolgono non riescono a coinvolgerli e interessarli.”
L’abbandono scolastico in Italia non può semplicisticamente essere addebitato ad una “scuola noiosa”, come definita dal sig. Oliva. Perché la Vera Scuola è dialogo, empatia, ascolto, CLIL, socializzazione, coinvolgimento, problem solving, inclusione, recupero, formazione, potenziamento, consolidamento, partecipazione, brainstorming, incontro, musica, collaborazione, comunicazione… La Vera Scuola non è noiosa. Noiosi sono coloro che ne parlano, decidendone le sorti, senza averla MAI vissuta. Dunque, secondo il sig. Oliva la BS contribuirà efficacemente a diminuire il trend del 20% di abbandoni e del 17% di NEET? No perché, di fatto, dimentica di finalizzare significativi investimenti all’inclusione sociale. Lapalissiana la citazione della parola “inclusione” solo 6 volte e solo nelle deleghe. Questione di punti di inclusività mancanti.
4.    Percentuali studenti frequentanti.
“Il 95% degli studenti frequenta scuole statali mentre quelle paritarie chiudono l’una dopo l’altra, perché le famiglie non riescono a sostenerne i costi.”
E’ necessario considerare statistiche affidabili, prima di affermare dogmi tendenziosi. Per questa ragione si consultano le fonti: http://www.istruzione.it/allegati/2014/Avvio_Anno_Scolastico2014_2015_3.pdf dalle quali emerge che gli studenti che frequentano le scuole statali in Italia sono 7.881.632, mentre gli studenti che frequentano le scuole paritarie sono 993.544. Se ne deduce che l’87% degli studenti frequenta scuole statali. Il restante 13% frequenta le paritarie che, tra l’altro, posseggono 13.625 sedi contro le 41.383 sedi delle statali. Inoltre, entrambe le tipologie di scuole sono da considerarsi “statali” perché erogano un servizio “di Stato”. Quindi, chiarita la confusione delle percentuali e assodato che i controsoffitti crollano nelle scuole statali e non in quelle paritarie, secondo il sig. Oliva la BS risolve la vexata quaestio che – a 15 15 anni di distanza dall’approvazione della Legge 62/2000 – ancora lo attanaglia? No perché la semplice parola “paritaria” è contenuta SOLO nel c. 137 e nel c. 181 (delega). Questione di punti percentuali.
5.    A qualcuno piace il “passaparola”.
“Una famiglia interessata a trovare una buona scuola non dispone ad oggi di nessuna informazione ufficiale e deve affidarsi al ‘passaparola’. E questo avviene perché la scuola statale è in realtà un luogo ‘privatissimo’ della cui qualità non si riesce a sapere quasi nulla, nemmeno che ogni anno gli insegnanti (anche quelli di sostegno) ruotano ‘a domanda’ fra una scuola e l’altra per circa il 20%. Dove è l’attenzione per l’auspicabile ‘continuità didattica’?”
La ricerca delle scuole italiane è, normalmente, affidata al portale del MIUR. Al suo interno esiste, infatti, il motore di ricerca “Scuola in chiaro”. Tutte le informazioni – riguardanti sia le scuole statali sia le scuole paritarie – sono lì contenute. Poi, chiaramente, a qualcuno piace il “passaparola”, ma certamente le iscrizioni non possono essere effettuate utilizzando questo mezzo, anche e soprattutto perché da anni le famiglie sono invitate ad effettuare l’iscrizione on line. Dunque, le scuole non sono affatto luoghi privatissimi, bensì trasparentissimi. Inoltre, con riferimento alle percentuali dei trasferimenti, anch’esse consultabili in “Scuola in chiaro”, anche solo effettuando un controllo a campione ci si rende conto del fatto che la percentuale citata dal sig. Oliva si scosta sensibilmente dalla realtà. E allora, secondo il sig. Oliva la BS con l’istituzione di un Portale unico per la Scuola (c. 136 BS 9.7.15) del costo di 1 milione di euro (c. 136) e con le designazioni degli incarichi triennali (c. 80) porterebbe una reale innovazione al Sistema scolastico italiano? No perché tutte le famiglie hanno possibilità di accesso al portale istituzionale del MIUR – già esistente – e, dunque, possibilità di accesso a tutte le informazioni riguardanti le scuole. Questione di punti di accesso.
6.    Lo studio del latino.
“I nostri curriculi hanno un carattere enciclopedico (facile all’oblio) e una forte prevalenza delle materie cosiddette umanistiche rispetto a quelle scientifiche e tecniche. Sono così rigidi da non permettere alcuna opzionalità per gli studenti. Perfino il latino, che è opzionale in tutti i paesi del mondo, in Italia (e in Grecia) è invece materia obbligatoria per circa il 40% degli studenti delle secondarie?”
Certamente! Per ogni studente che sceglie di frequentare un liceo classico lo studio del latino è obbligatorio. Il latino rappresenta l’origine della Cultura mediterranea classica. Ed i curricoli enciclopedici sono esattamente quelli stilati dallo Stato italiano, perfettamente in linea con la Nazione che, più di ogni altra, contiene le radici della storia e della cultura romana. Non si è mai reputato, evidentemente, necessario proporre lo studio dell’unno solo per far piacere al Presidente della trasparente lobby di TreeLLLe, al suo comitato operativo, ai suoi esperti, ai suoi eminent advisor, ai suoi soci fondatori ed ai suoi garanti. Ma allora, secondo il sig. Oliva la BS risolve la questione dei curricoli? Elimina il latino da qualche indirizzo di scuola secondaria di II grado? No perché la BS ripropone – confermandola – la cultura letteraria ed umanistica della scuola italiana e la contestuale valorizzazione del patrimonio e della produzione culturali, musicali, teatrali, coreutici e cinematografici. (c.181 n. 8 lett. g) Ma forse, il sig. Oliva pensa che il teatro sia nato con Gilberto Govi, suo illustre concittadino… Questione di punti di vista.
7.    A proposito di didattica.
“Da noi la didattica è prevalentemente ‘trasmissiva’ e buona parte del tempo scuola è impegnato da lezioni ed interrogazioni, senza un coinvolgimento più motivante e interattivo degli studenti. E le verifiche orali hanno la netta prevalenza su quelle scritte e sui test, al contrario di quanto accade negli altri paesi.”
Negli Stati Uniti d’America ed in alcune nazioni europee hanno già compreso la mancanza di validità della didattica per test. Lo slogan è “Let us teach, not test”. Quindi, secondo il sig. Oliva la BS elimina la questione della “didattica trasmissiva”? No perché la BS non contiene alcuna indicazione riguardante i curricoli, la didattica della comunicazione o la pedagogia dell’interazione. La BS contiene, invece, (art. 16 c. 144 BS 9.7.15) la previsione di una spesa di 8 milioni di euro l’anno – dal 2016 al 2019 – per l’INVALSI, organo esterno al MIUR, creato dal MIUR che – ormai – sta gradatamente prendendone il posto. Non appariva così prioritario destinare somme così cospicue di finanziamento ad un ente di valutazione autonomo. Questione di punti prioritari.
8. Le indagini Ocse-Pisa.
“Nelle varie indagini Pisa dell’Ocse, che riguardano circa sessanta paesi, le competenze degli studenti quindicenni italiani sono sempre risultate sensibilmente al di sotto della media”
Il punto dirimente è quel “sempre”. Quando furono presentati al MIUR, i risultati dell'Indagine Ocse Pisa 2012 che misura le competenze dei quindicenni in matematica, scienze e lettura, l’OSCE spiegò che l’Italia aveva fatto registrare risultati sotto la media, ma aveva posto in evidenza – sempre l’Italia – i più notevoli progressi in matematica e scienze. http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/web/ministero/focus031213
E allora, secondo il sig. Oliva la BS riuscirà a colmare il gap formativo – rispetto ad indagini internazionali – esistente tra l’Italia ed il resto del mondo? No perché nella BS non esiste alcun cenno alle indagini OCSE PISA; o meglio esiste un solo cenno alle indagini internazionali curate dall’INVALSI mentre per 7 volte si richiamano le indagini diagnostiche sugli edifici scolastici. Ora, appare quasi superfluo sostenere che l’inserimento delle misure per la sicurezza e la valorizzazione delle scuole oltre che per la costruzione di scuole innovative, appare del tutto fuori luogo all’interno di una legge che qualche romantico pensatore ha inteso definire “Riforma del sistema nazionale di istruzione e formazione”.  Questione di punti d’indagine.
9.    La valutazione esterna.
“Tutte queste anomalie e ritardi non dipendono dalla lamentata carenza di risorse finanziarie, visto che la percentuale del Pil destinata alla nostra scuola è del 3%, cioè in media europea, e il nostro ‘costo per studente’ è addirittura più alto. Il problema sta tutto nella loro cattiva allocazione: troppe risorse al personale addetto (con stipendi più bassi, ma per un numero di addetti troppo alto) e troppo poche per la qualità del servizio (edilizia, premialità agli insegnanti e presidi meritevoli, assenza di un sistema di valutazione esterno delle scuole, pochissima ricerca)”.
La spesa pubblica per l’istruzione è diminuita, in parte compensata da finanziamenti privati. Nel 2011, la spesa per studente nella scuola primaria, secondaria e post secondaria non terziaria era inferiore del 4% rispetto al 1995. Nell’insieme, la spesa pubblica e privata per studente è aumentata in termini reali tra il 1995 e il 2008 (+8%) prima di registrare una netta diminuzione tra il 2008 e il 2011 (-12%).
http://www.istruzione.it/allegati/2014/Italy-EAG2014-Country-Note-italian.pdf Tra l’altro, il 2008 era proprio l’anno in cui il sig. Oliva, nella sua qualità di testa d’ariete della TreeLLLe, già rilasciava interviste riguardanti la necessità di eliminare i sindacati e, contestualmente, il loro potere di veto (!) auspicando maggiori investimenti nella scuola. (http://www.ilsussidiario.net/News/Educazione/2008/10/23/SCUOLA-Attilio-Oliva-TreeLLLe-no-al-potere-di-veto-dei-sindacati-ma-il-governo-torni-a-investire-nell-istruzione/7532/) Il 2011 era, invece, l’anno in cui l’Unità pubblicava il nome del sig. Oliva, come possibile sottosegretario all’istruzione (http://www.andu-universita.it/2011/11/26/capano/) Poi, però, per qualche sconosciuto motivo, fu tenuto fuori dal MIUR, preferendo che restasse a presiedere la lobby più trasparente del mondo… Anche perché, già nel 2010, aveva proposto un’affascinante sperimentazione destinata alle scuole secondarie di I grado di Siracusa e di Pisa in prima istanza, successivamente quelle di Torino e Napoli (!) (http://www.adiscuola.it/adiw_brevi/?p=4729) Una sperimentazione inerente la valutazione dei docenti migliori, la valutazione degli istituti migliori, la proposta di istituire un sistema nazionale di valutazione e di miglioramento della didattica, fingendo – la testa d’ariete – di non conoscere l’esistenza dell’Invalsi! Insomma, come una specie di fissazione per il sig. Oliva, valutare tutto e tutti a prescindere. Ma, secondo il sig. Oliva, con la BS si riuscirà ad investire seriamente sulla scuola e sull’istruzione? Si riuscirà ad allocare gli investimenti in modo corretto? Si riuscirà a rendere le scuole non autoreferenziali? No alla prima perché un Governo non eletto non è un Governo serio, pertanto non riuscirà nell’intento; no alla seconda perché gli investimenti presentati nella BS riguardano solo gli amici degli amici; no alla terza semplicemente perché le scuole non sono mai state autoreferenziali. Le scuole hanno sempre risposto ai requisiti richiesti per il loro corretto funzionamento, in quanto hanno sempre erogato un Servizio di Stato richiamato dalla Costituzione. Questione di punti valutativi.
Conclusione.

Insomma, tutta una questione di punti. Punti mancanti. Soprattutto i punti fermi, i capisaldi della Costituzione. Quelli si che mancano nella BS. Si potrebbe serenamente affermare che “per un punto, l’Oliva non arrivò a 10”. Un po’ come il celeberrimo detto Uno pro puncto caruit Martinus Asello  (“per un punto Martin perse la cappa”). Traduco perché non conosco gli studi effettuati dal sig. Oliva; non è dato conoscere quali studi secondari, universitari o post universitari abbia intrapreso, pur essendo questi  priore del monastero chiamato TreeLLLe. Espressione massima della trasparenza. Una trasparenza trasparente, oserei dire. La frase, quasi proverbiale, vuole significare che un errore riguardante un particolare apparentemente di scarsa importanza comporta, talvolta, conseguenze disastrose. Nella locuzione in italiano la "cappa" cui ci si riferisce è una sorta di mantello, simbolo della carica di priore di un monastero, perdere la quale significa rimozione dalla carica. L’espressione è usata in modo ironico come ammonimento anche in ambito matematico, dove i punti, pur così minuscoli, possono cambiare - a seconda della loro posizione - il significato di un’espressione; di conseguenza bisogna stare attenti al loro posizionamento e non distrarsi come Martino il quale, abate del Monastero di Asello, nel XVI secolo, volendo abbellire la sua abbazia, decise di apporre sul portale principale un cartello di benvenuto che recitasse: Porta patens esto. Nulli claudatur honesto, cioè "La porta resti aperta. Non sia chiusa a nessun uomo onesto" Ma l’artigiano incaricato del lavoro (o, forse, lo stesso abate) sbagliò la posizione del punto e scrisse: Porta patens esto nulli. Claudatur honesto, cioè "La porta non resti aperta per nessuno. Sia chiusa all'(uomo) onesto".
I guai che tale errore procurò a Martino non si limitarono alla figuraccia. La notizia di un messaggio così contrario alla caritas christiana, infatti, raggiunse le alte sfere ecclesiastiche, le quali decretarono l'immediata sollevazione dell'abate, privandolo della cappa (cioè del mantello) che di tale dignità era simbolo.
Orbene, torniamo al nostro. Nato a Genova nel 1939. Questo si sa di lui. Null’altro. Poi si sa che:
-       La cappa ce l’ha (è Presidente di TreeLLLe);
-       Di punti ne ha 9 (tutti elencati nell’articolata intervista stile “settimana enigmistica”);
-       L’anzianità di servizio ce l’ha (76 anni sono un bagaglio di esperienza notevole).
Pertanto potrà pur disquisire sulla Scuola italiana. Potrà pur presentare riforme del Sistema di istruzione italiano. Potrà pur annullare la Costituzione italiana. Potrà pur decidere, di partecipare all’audizione presso il Parlamento italiano. Il presidente di un’associazione fondata nel 2011 potrà persino caldeggiare la chiamata diretta dei Dirigenti scolastici; potrà anche sostenere la cancellazione delle graduatorie per titoli ed esami; potrà anche porsi come "ponte" per colmare il distacco che sussiste nel nostro paese tra ricerca, opinione pubblica e pubblici decisori.
Ma la parola è “punto” non “ponte”.
La BS ha portato un punto fermo nella Vera Scuola: "La porta non resti aperta per nessuno. Sia chiusa all'(uomo) onesto". Sia chiusa a tutti gli insegnanti che, con dedizione e spirito di sacrificio, hanno già lavorato - da precari o da non precari - nella Vera Scuola. Il merito sarà di altri. Dei non onesti. Degli asserviti. Dei compiacenti. Dei traditori di se stessi.
E, nell’apposizione del punto fermo, il sig. Oliva – come il Martin, abate di Asello – ha avuto un ruolo fondamentale nell’ambito di una lobby trasparente quanto il suo curriculum vitae et studiorum.

Meriterebbe l’Oscar (non Giannino). Ma anche pure!

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